Un'albicocca color rubino

di Lorena Arcidiacono

Sono notoriamente esterofila. Non so da chi abbia preso questa tendenza, forse per il fatto che sin da piccola, con la mia famiglia viaggiavamo sempre, spostandoci da una città all'altra, per via del lavoro di mio padre, sempre in Italia però. Evidentemente, questo stile di vita mi ha reso curiosa e amante dei viaggi, aperta a conoscere persone, luoghi e abitudini, le più diverse. Questo non spiega però, la mia attrazione per l'Oriente, ma anche per il Sud del Mondo. E poi, il dovermi spostare sempre da una città all'altra , di anno in anno, mi ha , da un lato abituato a repentini cambiamenti, dall'altro ha sviluppato dentro me una camaleontica inclinazione all'adattamento, un volere uniformarsi alla gente e alle abitudini dei luoghi dove mi trovavo a vivere, sicuramente per essere accettata. Senza esserne consapevole diventavo una piccola Zelig, come il personaggio del film di Woody Allen il cui protagonista è uno strano camaleonte umano. Così, qualunque paese straniero abbia visitato, io mi sentivo così a casa da camuffarmi sembrando una di loro, non venendo all'apparenza riconosciuta come straniera. Sarà per le mie caratteristiche somatiche, ma in Tunisia io sembravo tunisina, in Spagna spagnola, in Turchia turca, in India indiana e c'è chi mi ha detto che sembro anche giapponese.

Così, capirete la mia gioia ed entusiasmo, alla notizia che uno dei miei cugini, Andrea , trasferitosi a Londra per lavoro, si era fidanzato, contravvenendo al motto 'mogli e buoi dei paesi tuoi', con una bella ragazza giapponese, lì conosciuta, Satomi. Naturalmente, io amavo molte cose della cultura giapponese tradizionale, la cucina, la filosofia zen, le arti terapeutiche quali lo shiatsu, e non vedevo l'ora di parlarne con lei. Quando Andrea e Satomi vennero in Sicilia, mi precipitai a conoscere la cugina acquisita, ma fui stupita dal fatto che lei fosse una ragazza molto moderna, attratta dall'occidente come io ero attratta dall'oriente, ed essendo vissuta molto tempo all'estero, le cose di cui le parlavo erano quasi dei lontani ricordi. "Si , lo shiatsu! Mi ricordo che mio padre da piccola mi portava da questi terapisti per un problema alla schiena " Commentò lei! - un po' svagata. Per quanto riguardava il cibo, hamburger, patatine, pizza e spaghetti erano i suoi favoriti, anche se naturalmente le pietanze della cucina giapponese che l'avevano nutrita da piccola, rimanevano nel suo DNA. Di lì a poco dovevano partire per il Giappone, per sposarsi come tradizione con il rito Shintoista e chiedendo ad ognuno che regalo volesse ricevere dalla terra del Sol Levante, io azzardai a chiedere una cosa un po' assurda: le umeboshi, la mia passione. Si , le potevo trovare anche qui, nei negozi di alimentazione macrobiotica, ma da quando Satomi mi aveva detto, che sua nonna le faceva regolarmente in casa, io non avevo avuto più pace. Chissà se poteva portarne un piccolo vasetto? Lei mi assicurò che non c'era problema. Sarebbe andata a trovarla, visto che non la vedeva da molto tempo e che lei era molto anziana, e non sapeva quindi se avesse potuto rivederla ancora. Io non ci speravo, tanto, figurati, con tutto quello che hanno da pensare, vestiti, matrimonio, parenti etc, ma a quanto pare, lì sono molto organizzati per queste cose, gli abiti si possono prendere a noleggio, ed i genitori di lei avevano già organizzato tutto. Comunque , tentar non nuoce, dissi tra me e me.

Non potevo crederci quando, ritornata dal Giappone, Satomi si presentò con un enorme vaso di albicocche salate umeboshi. Non so perché a me piacciono tanto, non è un sapore che appartiene alla nostra cultura. Io amo il salato e l'acidulo, ma questo particolare combinazione di gusto di dolce, salato ed acidulo non si trovano da noi. Guardai religiosamente il vasetto, senza avere il coraggio di aprirlo. Il quel barattolo c'era tutta la cultura giapponese. Il colore rosso rubino del liquido della salamoia, non era uguale a nessun altro rosso: non è quello della melagrana o della ciliegia matura, né quello del pomodoro o del radicchio , della rapa rossa o del vino. A vederle non diresti mai che sono delle albiccocche e a nessun occidentale, penso, verrebbe l'idea di mettere un frutto sotto sale. Le piccole albicocche con le azione del sale si raggrinziscono, diventano trasparenti, la loro buccia si fa delicata e liscia come la pelle di un bambino appena nato. Il procedimento è un po' laborioso, ed allora mi immagino la nonna di Satomi, vecchia, ormai ultraottantenne ma tenace, tenacissima, mentre coltiva le sue verdure nell'orto, capace ancora di zappare con tutte le sue forze, con la schiena curva e magra e le gambe esili e traballanti. Il suo kimono da campagna, che ha gli stessi colori della terra, è umile, non assomiglia a quello ricamato e sgargiante delle geishe.

La preparazione delle umeboshi richiede tanta pazienza e tempo, e col tempo il loro sapore migliora e si arricchisce e di pazienza la nonna ne ha tanta. Finalmente mi convinco ad aprire il barattolo ed annuso: sarò fissata, ma il profumo per me è afrodisiaco, ti solletica le narici, ti mette quell'acquolina in bocca, che farebbe venir fame anche ai più inappetenti e svogliati. Esalta proprio gli alimenti più semplici e banali, fa diventare il riso bianco, o un semplice vegetale la pietanza di un re. Ne metto in bocca un piccolo frammento, e le mie papille gustative hanno un fremito ! Ne parlo con Satomi e lei ancora mi rivela la ragione segreta di quel fremito è racchiusa in una parola giapponese Umami, che vuol dire sapore delizioso e piacevole, è un quinto sapore, individuato da un giapponese, durante degli studi sulla chimica del cibo. Solo un giapponese, penso poteva scoprire questo quinto gusto: a quanto pare i Samurai , le portavano con sé durante le battaglie, per le sue proprietà miracolose, perché potevano curare febbre e tifo, infezioni e dare vigore ed energia. Questo quinto gusto stimola fortemente le papille gustative, aumentando la salivazione e arriva al nostro cervello immediatamente con delle sensazioni fortissime. Potere del cibo e del gusto! Grazie nonna giapponese e Itatakimas ! ( Buon Appetito! )

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