In trappola

di Valentina Di Mauro

"Maria guarda cosa ho trovato!"
Anna mi correva incontro, sventolando un pezzetto di carta come un'ossessa.
"Calmati Anna, sei tutta sudata! E che strilli poi così, in mezzo alla strada?! Ti avranno preso tutti per la pazza del quartiere."
"Si, Mari, perdonami, ma ho trovato questa lettera oggi, volevo inviarti la foto, ma il telefono ha deciso di fare i capricci, quindi quando ti ho vista la voglia di fartela leggere era talmente tanta che non ho tenuto a freno la lingua! Comunque prendi, vedi tu stessa."

22 Agosto
"CHE SCIAGURA, CARO, LA MIA VOGLIA DI FARE SI E' TRASFORMATA IN UNA NERVOSA INDOLENZA, NON RIESCO A RESTARE IN OZIO E NELLO STESSO TEMPO NON RIESCO NEANCHE A MUOVERE UN DITO. NON HO NESSUNO SLANCIO CREATIVO, NESSUN SENTIMENTO PER LA NATURA, E I LIBRI MI FANNO SCHIFO. QUANDO MANCHIAMO A NOI STESSI, CI MANCA TUTTO IL RESTO."

Quella lettera era effettivamente un po' strana, senza mittente né destinatario. Non vi era alcun nome, ma la grafia era molto bella, anche fin troppo curata rispetto alla carta straccia su cui era stata scritta. Solo una data, senza anno, era riportata: 22 agosto. Essendo adesso Luglio, e non potendo di certo provenire dal futuro, sarà di almeno un anno fa.
Leggere quelle righe però non so perché mi intristì molto: erano le confidenze di un uomo che rispecchiava, credo, un po' l'animo di chiunque. Qualsiasi persona avrebbe potuto spedirla, compresa me stessa.
"E tu Anna, a delle simili affermazioni cosa risponderesti? Sono robe serie vedi."
"Che domanda tosta... mmh vediamo... probabilmente direi al mio amico che un po' tutti passiamo dei periodi bui simili, sia nelle fasi della nostra vita più significative dove tutto viene un po' messo in discussione, che nei momenti di noia e sconforto, quando la routine ci inghiotte e ci fondiamo con essa, come se a noi si sostituissero le nostre azioni. Non so se mi capisci o se mi sono espressa bene. Nel senso: io non sono più io, ma sono quell'entità che va a lavoro alle 9.00, che torna a casa alle 14.00 per cucinare e mangiare, che bada alla cugina il pomeriggio e che a giorni alterni va a scuola di danza con le amiche. Un accumulo di carne in movimento insomma."
"Che ansia mi è venuta! Ma ti svelo un segreto: anche a me capita di stare così. Cioè mi capita di provare quella sensazione di perdermi, di non appartenermi più. Principalmente penso sia dovuto al fatto che muto spesso gusti e interessi a seconda delle persone che mi stanno vicino, quindi quando resto sola con me stessa finisco col chiedermi chi sia io veramente e cosa mi piaccia per davvero".
Anna a quel punto scoppiò a piangere come una bambina, così sommessamente che fece piangere anche me.
A quel punto la lettera iniziò a scivolarmi dalle dita per poi essere trasportata chissà dove dal vento.
Cercandola invano con lo sguardo, sperai che almeno la trovasse qualcun altro in grado di rifletterci su come avevamo fatto io e Anna.
Lei mi abbracciò stretta, e prendendomi le mani, si accorse che il pezzo di carta era sparito.
Con gli occhi rossi e lucidi mi guardò spaesata. Aprì piano la bocca come per dirmi qualcosa, ma la richiuse, quasi avesse dimenticato le parole.
"Sai, io sto attraversando una fase un po'... complicata direi. Vorrei tanto cambiare lavoro, città, ma mi sento in gabbia. In carcere, come il protagonista di un libro che sto leggendo, Make me Sick: con le ore d'aria, gli impegni scandite, le visite obbligatorie... Quei pochi momenti in cui sono sola in balcone, in compagnia della mia sigaretta, alla luce del sole, diretta o riflessa dalla luna che sia, vorrei durassero un'eternità. Ho ricevuto un'offerta a Torino: promesse di carriera, stipendio elevato, affitto agevolato. Però ho troppa paura di lasciare mamma ora che papà non c'è più, e Rituzza poi come fa senza di me? La piccola crescerebbe bigotta e stupida come le altre ragazzine del paese. Noi due almeno abbiamo avuto la fortuna di respirare aria di città per qualche anno, con gli scout abbiamo viaggiato e, anche se per motivi poco piacevoli, siamo state in tanti posti diversi. E lei invece? Non mi potrei mai perdonare se diventasse una tutta trucco e senza cervello, come la tv insegna. Sono in trappola e mi sento impazzire."
Anna non smetteva mai di stupirmi, mai l'avevo vista così turbata e seria. Volevo dirle tante, tantissime cose, ma di bocca non mi uscì che un "Sì, siamo in trappola."

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