Storia di una dolce amicizia

di Giulia Martorana


Livia lavorava ormai da tempo indefinito in uno stabilimento dolciario nella periferia di quella cittadina tutt'altro che dolce, tale Eclod, minuscola provincia dell'altrettanto minuscola e tanto rinomata quanto odiata Ataido.
Livia era una donna di quasi 53 anni, quasi analfabeta, costretta ad abbandonare la scuola ancora prima di poterne capire l'utilità, con un carattere quasi insopportabile, che la portava ad arrabbiarsi per qualunque cosa. Portava un caschetto di finti capelli neri che le coprivano i piccoli e quasi annebbiati occhi miopi. Aveva un corpo esile e incurvato a causa dell'età, ed era una di quegli esseri bisognosi di riconosciuta importanza ed indispensabilità che, proprio per colmare questo bisogno, si ergeva a strenua paladina delle cause perse.
Da qualche anno, in quel stabilimento, era stata assunta Claudia, donna fatta della stessa pasta di Livia, anche se più furba e cattiva, caratteristiche sviluppatesi a seguito di quel brutto incidente che la costrinse sulla sedia a rotelle per mesi, sembrati anni, e che la segnarono per sempre con un andamento zoppicante.
Da questa fortuita assunzione, le due donne trovarono quell'anima complementare di cui, nella loro trascorsa vita, furono prive. Claudia diede a Livia la sua passione per i giochi di cattivo gusto, mentre Livia le trasmise la sua capacità di dedicarsi instancabilmente a qualsiasi cosa vana e superficiale.
Così i giorni in fabbrica cominciarono a trascorrere felicemente, tra beffe e angherie nei confronti degli altri poveri succubi compagni di lavoro. Livia era talmente felice di aver trovato qualcuno con le sue stesse passioni che, per il compleanno della sua eguale, proprio per sancire questa loro unione, volle organizzarle una sorpresa.
Era un giorno vicino alla viglia di Natale, le richieste dolciarie erano sempre più numerose e il lavoro sempre più faticoso ed estenuante. Livia era arrivata stranamente in anticipo e con un sorriso stampato in volto, presagio della rilassante crociera ai tropici che era riuscita a prenotare per il compleanno di Claudia. Sistematasi nella sua postazione, attese per tutta la mattinata l'amica, che si fece viva solamente dopo la pausa pranzo.
La felicità di Livia aveva ormai lasciato il posto ad una insofferente impazienza. Aveva consumato il misero pasto seduta da sola, abbandonata agli sguardi cattivi e giudicanti degli altri lavoratori, che reputavano Claudia il vero pericolo e vedevano in Livia una semplice aiutante che, senza la guida, era tanto insignificante quanto la loro passione per il lavoro.
Finito questo interminabile pranzo, la donna cambiò postazione e si mosse verso il reparto imballaggi. Finalmente vide Claudia. Questa stava ridendo e scherzando serenamente con un'altra donna. A causa di questa visione, Lidia fu avvolta da una indomabile e improvvisa invidia, nonché umiliazione, dovuta all'intima vicinanza tra le due donne, che la fece sentire superflua e sostituibile.
Ferita a tradimento nel profondo, afferrò la prima cosa a portata di mano e si diresse con sguardo viola fiammante verso le ormai inscindibili figure. Con impeto folgorante, colpì la traditrice alla testa, che in una manciata di interminabili finiti secondi cadde a terra con uno sguardo di terrorizzato sgomento.
La notizia raccapricciante si sparse tanto velocemente che l'indomani, nella prima pagina del "EclodNews", si poté leggere a caratteri cubitali il titolo: "Colpisce la collega con una barra di cioccolato da 1Kg: trauma cranico".

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