Parla col genio

di Flavia Martorana


"Buonasera a tutti signore e signori, sono Giacomo Sorrenti e questo è Parla col genio. Oggi scopriremo l'incredibile storia di uno dei più stravaganti e di successo inventori dell'ultimo trentennio. Sto parlando proprio di lui, l'incredibile, il formidabile, l'unico e il solo Carlo Salenti".
Il dottor Salenti, con passo sicuro, portamento fiero ma naturale e sguardo imperturbabile, sale sul palco accomodandosi compostamente su una pregiata poltrona scarlatta di morbido velluto. Sorride in modo smagliante e accattivante alla telecamera, sembra a proprio agio nonostante sia perfettamente conscio di essere guardato da centinaia di migliaia di persone.
"Saluti a te carissimo, e a voi tutti spettatori, sia in studio che a casa. Come molti già sapranno, sono Carlo Salenti, e mi trovo qui oggi per raccontarvi la mia curiosa storia" tranquillamente dice con voce calda, rivolgendosi alla telecamera con sguardo fermo.
"Allora Carlo, cominciamo, raccontaci un po' di te, della tua infanzia" dice il conduttore.
Carlo Salenti, per nulla sorpreso risponde alla domanda: "Nasco in una ordinata città di provincia dell'entroterra circa 23 anni fa, il 29 febbraio 1999. Trascorsi una tranquilla infanzia giocando a pallone con i condomini miei coetanei, bruni bambini esili ma pieni di vita e sempre allegri. Fui uno studente un po' svogliato, lo ammetto, non mi interessava particolarmente la scuola, troppe materie inutili, troppi compiti. Le maestre sembravano avercela sempre con me: "Salenti non distrarti!", "Salenti non importunare la compagna", "Carlo non ci siamo...". Per loro era sempre colpa mia, e questo non contribuì affatto a migliorare il mio atteggiamento che divenne sempre più svogliato e impertinente".
"Proprio interessante, non mi sarei mai aspettato che un inventore geniale come te avesse riscontrato problemi a scuola. Ma allora com'è nato tutto?".
"Tutto nasce un normalissimo mercoledì pomeriggio di qualche anno fa. Avevo appena terminato gli allenamenti di calcio e, ancora grondante di sudore, stavo percorrendo la via di casa.
Come ho già accennato in precedenza, ero un ragazzo alquanto sfaticato e anche un po' frivolo, così, per passare il tempo, cominciai a fare lo sciocco gioco di citofonare e correre via, particolarmente diffuso tra i giovanissimi del mio quartiere. In quel momento, però, accadde un evento insolito che segnò irrimediabilmente la mia vita. Infatti, suonando il campanello di un appartamento scelto a caso di via dei Gigli, feci scappare i ladri che lo stavano derubando!
Questi, sentendo il campanello suonare, pensarono che i padroni di casa fossero tornati e fuggirono via. Mai avrebbero immaginato che, a compiere il gesto, fosse stato un giovanotto perditempo!
Questo strano evento piantò in me i semi di una rivoluzionaria idea, la mia prima idea!
Di fatto, cominciai a progettare un impianto capace di far suonare il citofono ad intermittenza, l'avvio di tale sistema poteva essere regolato dai proprietari stessi così da riuscire a prevenire i furti durante la loro assenza da casa.
Da quel momento in poi, fu un continuo susseguirsi di idee e progetti, che mi hanno permesso di essere qui oggi, a parlare con te e condividere e raccontare la mia storia a tutti voi".
"Wow che storia interessante, straordinaria direi! Non ero a conoscenza che la tua prima geniale invenzione fosse il frutto di un'improbabile coincidenza. Davvero sbalorditivo!" disse il conduttore meravigliosamente sorpreso.

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