Com'era verde la mia valle

di Laura Zuccaro

I PICCIOTTI - parte I
La campagna desolata era illuminata solamente dalla luce della luna. Nel silenzio della notte, il suono sordo di vanghe che affondavano nella terra si alternava al respiro affannato degli uomini.
Un assiolo nascosto chissà dove, sembrava ritmare la fatica col suo verso cadenzato.
D'un tratto il rombo di un motore si intromise nell' inconsueto terzetto e due luci, gialle come gli occhi del rapace, brillarono in lontananza.
Gli uomini sollevarono il capo all' indirizzo del mezzo in avvicinamento.
"Carusi u fuggoni trasiu 'nd trazzera, si viruni i fari".
"Fozza picciotti cu ddi pali, scavati chiù prufunnu, ca 'sta vota u caricu è beddu rossu".
"A fai facili tu, ca tinni stai assittatu a fumariti a sicaretta!", sbottò Tano.
"Mutu tu e scava! Penza a' pattita ri 'sta sira".
"Iu scummittii centumila liri supra a vittoria dill'Italia"
"Bonu facisti, Turi. Stasira Totò Schillaci i fa niuri all'aggentini".
"Cettu u putevanu fari megghiu u pupazzu d'Italia 90",
"Matruzza ch'è lariuuu", esclamò Tano, provocando l'ilarità generale.
Le risate degli uomini furono interrotte dall'arrivo del furgone.

TOMMASO e GIOVANNA
Tommaso non stava più nella pelle. Aprì la porta di casa e, senza neanche togliersi il cappotto, si fiondò in bagno, dove sicuramente a quell'ora la moglie stava facendo il bagnetto al piccolo Domenico.
Non è che fosse un gran tragitto, in quel bivani bastavano un paio di passi per spostarsi da una stanza all'altra.
"Amore, una notizia grandiosa! Ti ricordi quel terreno incolto appena fuori Biancavilla?"
"Quale? Quello col rudere su cui abbiamo fantasticato tanto?"
"Proprio quello! L'hanno messo in vendita e ne chiedono solo 20 milioni. Ho già preso appuntamento per andare a vederlo".
Gli occhi color nocciola di Giovanna si illuminarono di gioia. Mimmo, eccitato dell'emozione che coglieva nella voce dei genitori, prese ad agitare le manine paffute, sbatacchiando sull'acqua la paperella di gomma.
"Tommaso, me lo sento, è la volta buona. Tu mi prendi in giro, ma l'oroscopo lo diceva che il 1999 sarebbe stato un anno decisivo per il futuro dei Pesci e noi siamo tre pesciolini".
"Giovanna, ne sono convinto anch'io. Già mi vedo giocare a palla con Mimmuzzu sul prato".
"E potremo fare l'orto, coltivarci le nostre verdure".

ADELINA
In salotto il televisore era stato silenziato. Sullo schermo scorrevano immagini inquietanti: in ossessiva ripetizione l'inquadratura delle Torri Gemelle in fiamme si alternava a quella di uomini d'affari coperti di polvere, le facce tese di commentatori televisivi lasciavano il posto alla facciata annerita del Pentagono circondata da pompieri.
Nessuno in casa, però, le degnava di uno sguardo.
Mimmuzzu, pallido e debole come troppo spesso era successo negli ultimi mesi, si era addormentato sul divano con addosso una coperta leggera.
Adelina si avvicinò al nipote e gli toccò la fronte; era caldo, doveva avere nuovamente la febbre. Meccanicamente gli rincalzò la coperta sul capo , fino a imbabuccarne le orecchie. Rimasero scoperti solo i capelli; lisci e castani le ricordavano quelli di Giovanna da bambina.
Anche Adelina avrebbe voluto una coperta per ripararsi le orecchie da quelle parole.
Tommaso e Giovanna continuavano a parlare sottovoce, il maledetto foglio con i risultati delle analisi ancora in mano.
Ma lei non riusciva a sentire altro, le era bastata quella parola, leucemia.

I PICCIOTTI - parte II
L'autista aiutò gli uomini a scaricare i barili e a sistemarli nella fossa. Poi, senza dire una parola, risalì sul mezzo e andò via. Del resto non si sarebbero capiti e non avevano neanche nulla da dirsi.
Il ritmo cadenzato degli uomini al lavoro tornò a violare il silenzio della notte. In breve tempo la terra tornò al proprio posto, sollevando ad ogni palata un pulviscolo sottile che si andava a depositare sulle mani, sul viso, sui vestiti. Dei barili non c'era più traccia.
L'assiolo non si sentiva più, era volato via disturbato dall'arrivo del furgone.
Dietro la collina il cielo cominciava a schiarire, tingendosi di sfumature rossastre.
"Va beni accussì, piccioti, non si viri chiù nenti. Ni putemu arricogghiri"
"Bella faticata, fu. Menu mali ca chistu era l'ultimu caricu".
"Cammelu, ma chi boleva riri ddu triangulu giallu supra i biruni?"
"E chi nni sacciu iù, ie ppoi chi tinni futti? Mica ci'a stari tu ni 'stu campu!"

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