La sgommata

di Maurizio Occhipinti


La sgommata ruppe il silenzio come un tuono improvviso in una giornata d'estate. Flora non si chiese nemmeno come fosse riuscito ad entrare e da dove sbucasse quella cresta di capelli biondi ossigenati sulle tempie rasate, quelle gambe magre coperte da jeans strappati, in equilibrio perfetto su uno skateboard rosso fiammante. Non la impressionarono i cinque cerchietti che bucavano le sue orecchie e lo spillo che trafiggeva le sue labbra, troppo grosse per un uomo, pensò. Non perse nemmeno tempo a leggere le scritte che decoravano le sue braccia e anche il dorso delle mani. Era quel verde, tutto quel verde che sgorgava dai suoi occhi di ragazzo che le mozzava il fiato.
-Ehi bella zia, batti un cinque - La mano del ragazzo restò in aria senza che Flora muovesse un ciglio né smettesse di guardarlo negli occhi.
-Sei tu la pittrice pazza che guarda il muro bianco?
-E' questo che si dice di me in paese? Che sono pazza?
-Beh, è da un po' che ti tengo d'occhio e mi sa che qualche rotella fuori posto ce l'hai davvero, nonnina.
-Il mio nome è Flora e non sono la tua zietta né la tua nonnina. Come tu, d'altra parte, non sembri Cappuccetto Rosso
-Bella Bat, nonn... ehmm Flora. Respect for Lupo Wolf, forever.
- Ma non ti ha insegnato nessuno a dare del lei alle persone più grandi di te?
-Ai vecchi fa piacere se gli dai del tu, fidati. Allora, è vero che parli con i morti?
- Si dice anche questo di me? Che parlo con i morti?
- Stai sempre lì a guardare un muro bianco e muovi le labbra, giri la testa di qua e di la, troppo neuro Flo'
-E tu sei venuto perché vuoi parlare con i morti?
-Io? Scherzi? Ho già tanti problemi a parlare con i vivi. Che poi i grandi c'avete tutti sta fissa del parlare. Mia mamma vorrebbe che parlassi con lo strizzacervelli, mio padre - quello vero, no quello che adesso, vabbè lasciamo stare- mio padre vorrebbe che parlassimo tra uomini ma per parlare bisognerebbe essere in due ed essere uomini, dico bene?
-Sei capitato bene allora, perché io invece non amo proprio parlare, tantomeno con gli ospiti non invitati, senza nessuna allusione per carità...
-Cominci a starmi simpatica, Flory. Parli come un libro stampato, troppo figo. Che c'avresti una cartina, bella?
-Una cartina? Del paese, dici? E a che servirebbe, è così piccolo...
-Certo che sei proprio rincoglionita forte. Assomigli a mia madre in questo. Anche se lei, certo, è imbattibile quando è in forma. La cartina è quella cosa che serve per rollare il fumo, un'invenzione del secolo moderno casomai ti fosse sfuggita.
-Ecco, avrei dovuto capirlo subito, sei un drogato.
-Keep Calm, Flo. Quale drogato del cazzo. Le canne non sono droga, informati. Sono balsamo terapeutico per i miei neuroni, colori per il mio muro bianco. Dovresti provare anche tu. Sai che schizzi faresti su quelle tele imbrattate?
-Certo che tu non hai rispetto di niente. E di nessuno. Si può sapere chi sei e cosa vuoi da me?
Flora non si accorse di aver gridato così forte da lasciare Jack a bocca aperta, un'espressione sospesa sul viso. Ma non durò più di un minuto. Tirò fuori dal giubbotto jeans slavato un pacchetto di Marlboro Lights, se ne accese una e andò ad accovacciarsi a terra, proprio al centro del muro bianco, i gomiti appoggiati sulle ginocchia chiuse. Era un bambino, pensò Flora. Jack aspirò una lunga boccata e disegnando con il fumo
cerchi concentrici puntò gli occhi dritto sulla donna:
-Dimmi cosa vedi, Flora.
Lei si girò lentamente. E cominciò dall'inizio.

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