Amir e il mare

di Walter Strazzanti

L'aria era davvero pungente quel mattino. Ma nonostante tremasse ad ogni soffio di vento gelido,
Amir restò ritto ed immobile ad osservare il moto incessante del mare. Quella mattina, per sua
fortuna, l'aria era tersa e libera dalla bruma. Rimase impassibile in quella posizione ad osservare
le onde per lunghe ed interminabili ore, come era solito fare da qualche settimana.
Esattamente dal giorno, quel maledetto giorno, in cui la sua amata Raissa ne fu inghiottita per
sempre insieme al loro piccolo Rashid.
Non passava giorno in cui Amir non osservasse attentamente ogni piccolo movimento dell'acqua,
soprattutto quelli più innaturali, nella speranza che miracolosamente essi riemergessero dall'abisso nel quale erano annegati.
Quella mattina era veramente fredda ed Amir provò a chiudersi il più possibile nelle spalle per
ripararsi dal tremore che pervadeva il suo corpo. Come da abitudine, iniziò a pregare e a sperare.
Quella mattina, però, a differenza dei giorni precedenti, successe qualcosa di cui Amir, purtroppo,
non si rese conto. Era talmente concentrato ed assorto nel suo ennesimo atto di fede da non
accorgersi dell'arrivo di quella donna che gli si mise accanto e lo osservava. Si avvicinò sempre di
più fino a stringergli il braccio e poi la mano. Gli sussurrò qualche parola all'orecchio e poi, vista la
sua reticenza a sentirne la presenza, gli si parò davanti e gli accarezzò il volto con i palmi delle
mani. Fu solo in quel momento che Amir sentì un profumo familiare, si destò ed avvertì la
presenza di Raissa. Ma era ormai troppo tardi. La sposa aveva già fatto ritorno da Rashid che
l'attendeva in fondo al mare, lasciando ad Amir solamente il lieve ricordo delle sue carezze sotto la forma delle lacrime che copiosamente avevano iniziato a rigargli le guance.
Era veramente freddo quel mattino, ma niente era più gelido del sangue che le vene trasportavano al cuore sempre più raggelato e triste del povero Amir.